Ciao, stanotte ho dormito tutta la nottata, era tanto che non riuscivo a fare una tirata dalle 22 alle 6. Che bello, dopo esito Tac mi sono rincuorato un pò, anche se sò che non devo abbassare la guardia. Lotto e combatto come non mai, la vita bella o brutta, vale la pena di viverla e se possibile anche sorridendo un pò, cosa che io mi son dimenticato da un pezzo.
Una notizia; Nuovo servizio attivato dall’Istituto Europeo di Oncologia di MilanoSono oltre 20mila ogni anno le persone malate di tumore che vengono sottoposte a sedute di radioterapia a scopo palliativo, ovvero con l’obiettivo di contrastare i sintomi della malattia (come dolore, compressioni, emorragie), più che la patologia in sé.
La possibilità di intervenire tempestivamente è determinante, in molti casi, per la qualità di vita, ma non sempre si accorda con le liste d’attesa e con le difficoltà organizzative di un’offerta terapeutica disomogenea sul territorio italiano e spesso inadeguata rispetto alla domanda. I tempi, insomma, sono lunghi, mentre ai malati servono corsie preferenziali e servizi in formato “espresso”.
Una risposta ai pazienti e una proposta di modello organizzativo arriva, con il nuovo anno, dall’
ARPaR, l’
Ambulatorio di radioterapia palliativa rapida, fresco d’apertura all’interno della Divisione di Radioterapia dell’
Istituto Europeo di Oncologia di Milano. «L’ambulatorio dispone di spazi, personale e procedure ad hoc, nonché di un archivio, un numero di telefono e un indirizzo di posta elettronica dedicati - spiega
Roberto Orecchia, direttore della divisione. - Il tutto per consentire a chi ne ha bisogno, pazienti ricoverati in ospedale, in hospice o esterni, tramite la richiesta del proprio medico, di prenotare, essere visto da uno specialista entro 72-96 ore e iniziare i trattamenti, se indicati, entro 7-10 giorni».
La
radioterapia può essere particolarmente efficace per trattare i sintomi provocati da lesioni tumorali localizzate
nelle ossa o nell’encefalo, o
per superare le difficoltà a respirare o deglutire, o ancora per frenare i sanguinamenti causati da emorragie bronchiali o vescicali. «E’ possibile ottenere una significativa riduzione del dolore da metastasi ossee nell’80 per cento dei malati – precisa Orecchia, – a volte già dopo un giorno o due dal trattamento e fino a due mesi dopo.
E in caso di ripresa del dolore si può sempre ripetere la seduta. Nel caso di compressione midollare, che colpisce il 5-10 per cento dei malati di cancro - continua Orecchia - si deve agire entro 24-48 ore per evitare danni gravi e permanenti, riuscendo così ad ottenere una ripresa dei movimenti, una riduzione del dolore e la preservazione delle funzioni degli sfinteri nel 50-70 per cento dei pazienti».
Altrettanto importante è la radioterapia per controllare i sintomi neurologici di lesioni cerebrali, che, conclude Orecchia, se viene iniziata subito dopo la comparsa dei primi sintomi, permette di ottenere buoni risultati in 8 malati su 10.
Gli ospedali oncologici e i reparti di radioterapia cercano di organizzarsi al meglio per far fronte alle richieste, ma, laddove ciò non è possibile, succede che gli ostacoli logistici e burocratici abbiano un effetto deterrente sulla prescrizione di trattamenti che hanno mostrato di funzionare bene, in fretta, con pochi effetti collaterali e con spese contenute.
L’unico precedente di una struttura analogamente dedicata, stando alla letteratura scientifica, è il Rapid Response Radiotherapy Program dell’ospedale di Toronto, in Canada. «Quando ho letto di quell’esperienza – racconta Orecchia – ho pensato: “e perché non da noi?”. Nei casi più gravi, quando non si può più combattere con efficacia il tumore, il nostro primo obiettivo deve essere la qualità di vita del paziente».