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ianilo marchesi carcinoma infiltrante scarsamente differenziato

Combatto una malattia al collo nella parte cervicale laterale sinistra, e due tumori ai polmoni. Nel 2006, ho fatto terapie intensive di chemio e 36 trattamenti di radio. Nel 2007 recidiva dei noduli laterocervicali con aumento delle dimensioni, dovendo cosi fare di nuovo trattamenti di chemio. Continuo a combattere, credere sempre. Per scrivermi e ne vuol far partecipe i lettori del blog. ianilo@gmail.com

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Nome:
Località: Riotorto, Livorno, Italy

** La verità alle volte è più vicina di quanto si creda, ed alle volte si può nascondere nelle righe di qualche paragrafo.** Se il mio blog può essere di aiuto a qualcuno, ne sarò felice.

venerdì, novembre 30, 2007

E' mamma dopo cancro alle ovaie

Bologna - Per la prima volta al mondo una mamma resa sterile in seguito alle cure effettuate per combattere un tumore ha partorito due gemelle concepite da ovuli congelati. L’evento è stato annunciato oggi a Bologna, nel corso del congresso mondiale sulla crioconservazione degli ovociti umani. La nascita, avvenuta dieci mesi fa, è stata assistita dall’equipe medica guidata da Eleonora Porcu, ricercatrice dell’università di Bologna. La mamma delle bimbe era stata colpita da un tumore ovarico che l’aveva costretta a farsi asportare entrambe le ovaie. Prima dell’intervento chirurgico la donna aveva fatto congelare i suoi ovociti.

Consentita dalla legge La tecnica del congelamento degli ovociti, al contrario di quella degli embrioni, è praticabile anche quando non c’è ancora un "futuro papà" e non è vietata dalla legge italiana. "Si può stimare - spiega Porcu - che il cancro in generale renda sterili ogni anno circa 3.500 donne in Italia e alcune centinaia di migliaia nel mondo. Fino a oggi la tecnica abitualmente impiegata per conseguire gravidanze di donne rese sterili dal cancro era quella della crioconservazione (conservazione per congelamento) degli embrioni, ottenuti da ovuli già fecondati col seme maschile".

Le gemelline stanno bene Come riferisce la presentazione della ricercatrice, le gemelline sono in buona salute e vivono con il papà e la mamma 31enne in un paesino dell’Italia del Sud. La fecondazione e l’impianto degli ovociti sono avvenuti quattro anni dopo il congelamento. "Secondo gli ultimi studi - ricorda la ricercatrice - in Europa nascono dai 2,5 ai 3 bambini ogni cento ovuli impiegati, più o meno lo stesso risultato che si ottiene congelando gli embrioni".

da giornale.it

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Cellule “senzatetto’’ possibili armi anticancro

Stanotte ho passato una brutta nottata, la chemio che ho fatto ieri, non mi ha fatto dormire, ma questo effetto collaterale, l'ho combattuto poi alle 4 con un piatto di spaghetti n°3 aglio olio peperoncino :-))))
Ho trovato questa notizia che credo possa interessare:

Studio all’Università di Harvard: alcune cellule vagano, invadono quelle vicine e si trasformano in killer dei tumori
HARVARD - Nessuno le aveva mai osservate prima: esistono cellule “senzatetto’’ che, perduto il legame che le tiene ancorate al loro sito, vagano e invadono le cellule vicine, al punto di entrare al loro interno e ucciderle.
Il meccanismo, descritto nella rivista Cell, non solo è la scoperta di un modo finora insospettabile con cui le cellule vanno incontro alla morte, ma potrebbe essere sfruttato per trasformare le cellule senza fissa dimora in future killer delle cellule tumorali.

«Abbiamo visto le cellule senzatetto farsi largo all’interno delle loro vicine e morire all’interno dei comparti cellulari chiamati vacuoli», ha detto l’autore dello studio, Michael Overholtzer, dell’Università di Harvard.
La scoperta è avvenuta per caso, durante l’osservazione di una coltura di cellule della mammella. In alcuni casi le cellule non muoiono affatto durante l’invasione, ma abbandonano la cellula ospite completamente illese.

Il fenomeno ha subito attirato l’attenzione di ricercatori che lavorano sui tumori, soprattutto quando ulteriori esperimenti di Overholtzer hanno dimostrato che alcune cellule non solo non muoiono dopo l’invasione, ma si moltiplicano all’interno dei vacuoli della loro vittima.

Oltre che nelle cellule della mammella, lo stesso meccanismo è stato osservato in altre linee cellulari, comprese quelle di nove diverse forme di tumore.
Alcune di queste (ad esempio quelle del tumore del seno del tipo Mcf7) si sono dimostrate particolarmente ospitali nei confronti delle cellule nomadi, tanto da accoglierle nel 30% dei casi, fino a farsi completamente degradare dai loro invasori.

Ulteriori conferme sono venute dall’osservazione delle cellule prelevate da pazienti con carcinoma del seno allo stadio iniziale, ma la ricerca ha ancora tantissimo lavoro da fare per capire come in futuro sarà possibile trasformare le cellule nomadi in armi anticancro.
notizia dal corriere.it

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giovedì, novembre 29, 2007

Dolore nervoso centrale e periferico e uso della cannabis, domanda al Dott. Veronesi

Pubblico volentieri sul mio blog prima di andare a fare la chemio una lettera aperta di un cittadino al professor Veronesi con la risposta alla sua domanda.

""
Egregio professore,
alcuni anni fa sono stato in AIDS conclamato e nonostante oggi mi sia quasi perfettamente ripreso grazie alla triplice terapia, continuo ad avere gravi dolori alle gambe, sia di origine centrale che periferico (neuropatie).

Vorrei sapere da Lei a che punto siamo in Italia per l'uso della Marijuana a scopo terapeutico. Leggo varie cose ma tutte molto confuse o poco esatte. Un amico di Amsterdam in visita giorni fa mi ha fatto leggere sul loro quotidiano nazionale che l'Italia ha acquistato 4 kg di Cannabis dall'Olanda, per farne che non si sa.

C'e da noi qualche "smart-shop" dove poterla acquistare su prescrizione del medico?
Inoltre, qual e' il limite di piante che si possono coltivare in casa per uso medico personale senza essere considerati fuori legge?

Proprio non capisco questo atteggiamento medievale nei confronti della Cannabis, quando tutti sanno benissimo che è un ottimo antidolorifico: il medico ospedaliero che mi ha visitato me lo ha confermato e mi ha testualmente detto "quando ne trova, la fumi"... Ma quanto sono ipocriti gli italiani!
La ringrazio cordialmente.
Enzo Golzi

RISPOSTA

Caro Enzo, sono d'accordo con te sul fatto che esistono freni ideologici, o ipocrisia come dici tu, sull'uso terapeutico della Cannabis. Attenzione però: bisogna fare un distinguo fra l'uso della Cannabis e l?uso dei suoi derivati.

Fumare uno spinello non è certo un atto di cura.
Il mio timore è che la marijuana subisca la stessa condanna morale della morfina: siccome è una droga, anche se a favore dei malati il suo uso non può essere ammesso, perché contro certi principi etici.

La morfina è indubbiamente una sostanza stupefacente con effetti allucinogeni per chi ne fa un uso non medico, ma è anche un oppiaceo efficacissimo per combattere il dolore grave. Eppure per permettere il suo utilizzo in Italia come cura palliativa per alleviare la sofferenza ci è voluta una battaglia culturale che è durata 20 anni.

E non per questo il suo consumo come allucinogeno è minimamente aumentato. È noto che nella Cannabis sono presenti molti principi attivi che hanno dimostrato la lo loro efficacia come antidolorifici e antivomito. Uno di questi è il tetracannabinolo, che è in grado di lenire alcuni disturbi gravi che affliggono i malati oncologici trattati con chemioterapia e i malati di AIDS, di contrastare la spossatezza e che ha anche una certa efficacia contro il dolore.

Un altro principio attivo della Cannabis, il cannabidiolo, attualmente oggetto di studi, sembra essere ancora più promettente, perché potrebbe costituire un?alternativa alla chemioterapia.

Per fare in modo che la ricerca su questa sostanza non venga affossata per questioni di principio, bisognerebbe che la voce dei malati, e quella dei medici che hanno il compito di accompagnare il paziente nella malattia in ogni sua fase, anche in quelle più difficili e dolorose, fosse davvero al centro del dibattito politico che decide le sorti della ricerca scientifica. ""

Voi che ne pensate?


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mercoledì, novembre 28, 2007

TUMORI: UNA MELA AL GIORNO TOGLIE L'ONCOLOGO DI TORNO

Stamani alle 7 sono andato a fare il prelievo di sangue per l'analisi emocromo, domani ho la chemio al CORD di Villamarina di piombino dall'oncologo Dott. Tognarini.

Ho letto questa notizia sulle mele e ho voluto farvene partecipi. Forse è per quello che mi sono ammalato :-)),
io non ne ho mai mangiate che saltuariamente, pertanto non ho fatto prevenzione. Comunque non fanno male di sicuro.

Può una mela al giorno togliere il medico di torno? Sì. Chi l'avrebbe detto che una ricerca scientifica pubblicata su una rivista internazionale negli anni Duemila confermasse in pieno l'antico proverbio, frutto della saggezza popolare. Invece è proprio così, con una variante: che al posto della parola medico c'é la parola 'oncologo'. 'Does an apple a day keep the oncologyst away?' è infatti il titolo di una ricerca internazionale pubblicata su 'Annals of Oncology' da ricercatori dell'Istituto Mario Negri, del CRO di Aviano, dell'Istituto Tumori di Genova, del 'Pascale' di Napoli, del 'Regina Elena' di Roma e dell'Agenzia per la Ricerca sul cancro di Lione. E la risposta è più che affermativa.

L'articolo - citato oggi a Milano nel corso di una conferenza stampa sulle proprietà salutari della mela - riporta l'analisi degli studi multicentrici eseguiti in Italia dal 1991 al 2002 sul ruolo della mela nel ridurre il rischio di cancro. Nello studio sono stati analizzati 8209 pazienti, affetti da tumori in varie localizzazioni, confrontati con un gruppo di 6729 soggetti ricoverati in ospedale per patologie acute non neoplastiche.

I soggetti che non consumavano mele sono stati confrontati con quelli che ne consumavano una e più al giorno. Il rischio di tumore nei consumatori di mele risulta diminuito del 21% per il cancro del cavo orale, del 25% per il cancro esofageo, del 20% per il cancro del colon retto, del 18% per il cancro della mammella, del 15% per quello ovarico e del 9% per quello della prostata.

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martedì, novembre 27, 2007

Un network di pc domestici alla conquista del cancro

800.000 computer sparsi ai quattro angoli del pianeta sono stati messi in rete per provare a sconfiggere il cancro. Potenza del network o, meglio, del grid-computing, il sistema distribuito di computer domestici che mettono a disposizione la loro potenza per risolvere calcoli complicati.

Help Conquer Cancer” è il nome dell’iniziativa lanciata da alcuni ricercatori canadesi e supportata dal “World Community Grid“, la più vasta griglia di calcolatori esistente, sviluppata da IBM per scopi benefici e già utilizzata per studiare i cambiamenti climatici in Africa o il virus dell’Hiv.

L’Università di Toronto spera in questo modo di dare un’accelerata alla ricerca sul cancro, analizzando in meno di due anni una mole immensa di dati a disposizione: oltre 86 milioni di immagini di proteine spesso ricollegate alla nascita dei tumori. Per un normale laboratorio sarebbe necessario un lavoro di circa 160 anni, spiegano i ricercatori per dare il senso dell’iniziativa.

“Sappiamo che la maggior parte dei tumori sono causati da proteine difettose, ma abbiamo bisogno di capire meglio la funzione specifica di queste proteine e come interagiscono con il corpo”, sottolinea Igor Jurisica dell’Ontario Cancer Institute. “Dobbiamo inoltre scoprire quali sono le proteine che ci permettono di diagnosticare il cancro prima che appaiono i sintomi. Solo in questo modo avremo la possibilità di curare la malattia e, in potenza, bloccarla del tutto”.

Ad ogni modo, chiunque può contribuire al progetto mettendo a disposizione la potenza del proprio computer domestico. Per aderire all’iniziativa basta diventare membri del World Community Grid, magari dopo aver prima dato un’occhiata alle FAQ in Inglese purtroppo.

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domenica, novembre 25, 2007

Operata al cervello al settimo mese, recupera la vista e salva i suoi bimbi

Stanotte alle 4 ero sveglio e contunuavo a girare intorno a tavolo di cucina pensando al coraggio che ci vuole per poter sopportare il peso della nostra malattia e che migliaia di malati oncologici conoscono. Mi sono ricordato della signora che ammalata di cancro ha avuto due gemelli ed è guarita. La vorrei portare come un'esempio di come si può reagire alla malattia.

Quando ha scoperto di avere il cancro al cervello era incinta da sette mesi, avrebbe dovuto scegliere se essere operata e salvarsi o portare avanti la gravidanza con grave rischio per la sua salute. I suoi colleghi medici però, lavorando in squadra, le hanno impedito la drammatica scelta, salvandola e rendendola una madre felice.

La cura ormonale
Elisabetta Tresoldi, 36enne ematologa residente ad Orsenigo, è sposata da cinque anni e lavora presso la struttura ospedaliera di Erba. Un anno fa lei e il marito Massimo decisero di mettere in cantiere un figlio, ma inizialmente sembrava ci fossero difficoltà. La dottoressa aveva iniziato una cura ormonale per favorire la gravidanza ma dopo due tentativi andati male stavano pensando di rivolgersi allo Stato per un’adozione. Ma la terapia ormonale prevede tre cicli di cure ed è stato proprio durante l’ultimo che Elisabetta si è scoperta incinta di due bambini. «Ero felicissima », ha raccontato.

Problemi alla vista
La felicità della coppia è stata messa in discussione al secondo mese di gestazione, quando Elisabetta ha iniziato ad avvertire problemi all’occhio sinistro, con il quale non riusciva più a mettere a fuoco. Pochi giorni dopo gli stessi sintomi anche all’occhio destro. La Tresoldi è stata visitata subito dall’oculista San Gerardo di Monza ma il problema era di natura neurologica.

La diagnosi
Dopo la Tac i medici le dissero che il cranio presentava un’anomalia cerebrale. I successivi esami non hanno più lasciato spazio a dubbi: Elisabetta aveva un tumore alla base del cranio, un meningioma benigno che, però, rischiava di crescere in fretta e comprimerle i nervi ottici, rendendola cieca per sempre. Ad agosto la dottoressa era diventata cieca di un occhio e presto la stessa sorte sarebbe toccata anche al secondo.

La lotta per la vita
Sono stati momenti duri, quelli in cui la donna ha dovuto lottare con se stessa, con i dubbi di una scelta lacerante: pensare alla sua salute e farsi operare, interrompendo la gravidanza, o lasciare che i suoi piccoli crescessero dentro di lei, sacrificando la vista. «In ospedale mi sono sempre stati tutti vicini, dottori e personale - ha raccontato la donna - e grazie ai miei colleghi, non ho dovuto scegliere».
Dopo qualche settimana di riunioni e comparazioni di esami infatti, il team di medici che l’ha presa in cura, ha deciso di operare senza interrompere la gravidanza.

Ecco Elia e Rachele
Elisabetta oggi è una mamma felice, con suo marito e i suoi piccoli Elia e Rachele, nati lo scorso 5 novembre. «Questa esperienza ha unito tanto me e mio marito - ha ricordato la donna - la sera prima dell’intervento gli dissi che poteva essere il mio ultimo giorno da vedente e che, in quel caso, sarebbe diventato lui i miei occhi, per vedere i nostri bambini crescere. Se oggi siamo tutti qui, lo devo all’ospedale»

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sabato, novembre 24, 2007

Trapianto di midollo osseo INCOMPATIBILE Dott. Martelli Perugia

Credo che non tutti sappiano del lavoro di ricerca e i risultati conseguiti tra l’Ematologia dell'Università di Perugia e il Weizmann Institute di Israele, mi permetto di illustrarvelo in quanto, sta aiutando numerosi ammalati.

Il trapianto di midollo osseo (o più modernamente di cellule emopoietiche staminali) consente di guarire molti pazienti affetti da malattie maligne del sangue (leucemie acute, leucemia mieloide cronica, linfomi maligni, mieloma multiplo), aplasia midollare e numerosi difetti congeniti tra cui la talassemia, meglio nota come anemia mediterranea. L’organo da trapiantare è quindi rappresentato dalle cellule staminali emopoietiche, una sorta di cellule madri in grado sia di autoriprodursi che di differenziarsi, attraverso tappe maturative che avvengono all’interno del midollo osseo medesimo, in globuli rossi, globuli bianchi e piastrine.

Il trapianto consiste nell’infusione direttamente nel sangue (come se fosse una trasfusione) di queste cellule in un paziente che è stato però preparato con opportuna terapia. Per oltre 30 anni, sin dalla prima applicazione clinica su larga scala, il trapianto è stato forzatamente limitato a pazienti con donatore HLA-identico.

Il donatore identico è in genere un fratello/sorella che ha ereditato dai genitori la stessa sequenza genica del paziente. La probabilità che due fratelli siano identici è limitata al 25% dei casi. Per tale motivo l’attenzione dei ricercatori si è rivolta ai cosiddetti donatori alternativi. Innanzitutto è stata esplorata, sulla base dell’esperienza dei donatori volontari di sangue, la possibilità di reperire donatori estranei compatibili con il paziente sebbene non appartenenti allo stesso ceppo famigliare.

E’ nato così il Registro dei donatori volontari di midollo che consente, con le attuali dimensioni di circa 7 milioni di iscritti nel mondo, di offrire la possibilità del trapianto ad un 20-30% di pazienti in lista di attesa. Nel corso di questi ultimi 20 anni, il Centro Trapianti Midollo Osseo dell’Università e dell’Azienda Ospedaliera di Perugia, ha messo a punto, dopo una lunga fase sperimentale nel modello murino condotta in collaborazione con il Dipartimento di Immunologia dell’Istituto Weizmann di Israele, una nuova strategia di trapianto che ha consentito per la prima volta di superare con successo la barriera dell’incompatibilità.

Utilizzando questa strategia, è stato possibile ottenere in 145 pazienti trapiantati per leucemia acuta ad alto rischio a partire dal Marzo 1993 l’attecchimento delle cellule emopoietiche incompatibili in circa il 100% dei casi ed è stata, al contempo, ampiamente prevenuta la temibile GvHD. E’ da sottolineare inoltre la tollerabilità dell’intera procedura trapiantologica anche in pazienti a rischio elevato di tossicità e mortalità per età (nella nostra esperienza sono inclusi pazienti di età compresa tra 55 e 62 anni), per fase di malattia (almeno il 50% dei pazienti è stato trapiantato in presenza di malattia leucemica oramai resistente ai comuni farmaci antiblastici) e per la lunga storia di malattia.

I risultati in termine di guarigione variano, come in ogni tipo di trapianto di midollo, a seconda della malattia e della fase della malattia al momento del trapianto. Per pazienti in fase terminale la percentuale di guarigione non supera il 10%, mentre per i pazienti trapiantati in fasi più precoci di malattia si ottengono guarigioni intorno al 60%. Questa probabilità supera il 70% quando pazienti con leucemia acuta mieloide vengono trapiantati da donatore incompatibile capaci di esercitare una particolare attività immunologica, come quella anti-leucemica, che va sotto il nome di alloreattività “natural killer”.

Questo fenomeno biologico è stato dimostrato in clinica e ampiamente sviscerato in laboratorio proprio dai ricercatori dell’Ematologia dell’Università di Perugia. Questo tipo di trapianto è oggi una realtà clinica che consente di prospettare ed effettuare il trapianto a tutti i pazienti che ne hanno indicazione indipendentemente dalla compatibilità. I risultati conseguiti a Perugia hanno suscitato interesse in tutto il mondo scientifico, testimoniato dalle numerose presentazioni in sede di Congressi mondiali di ematologia, immunologia e di trapianto, dalle pubblicazioni nelle più prestigiose riviste scientifiche internazionali (Blood, New England Journal of Medicine, Immunology Today, Science) e dal flusso di pazienti provenienti da tutto il territorio nazionale ma anche dall’estero e di ricercatori interessati ad apprendere e importare la tecnica del trapianto incompatibile.

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venerdì, novembre 23, 2007

Cellule staminali ricavate da pelle

Credo che questa notizia sia passata un pochino in sordina, ma che merita invece una grande riflessione e approfondimento.

Un traguardo che potrebbe rivelarsi storico nello studio sulle cellule staminali è stato raggiunto separatamente da due equipe, una statunitense e una giapponese: i ricercatori sono riusciti a trasformare normali cellule della pelle in cellule staminali del tutto simili alle embrionali, ma senza usare la clonazione. Le staminali sono le cellule base in grado di trasformarsi in qualsiasi tessuto del corpo umano, in quantità inesauribile.

La scoperta, una volta perfezionata, potrebbe garantire organi di ricambio senza alcun rischio di rigetto, perché sviluppati partendo dalla pelle del singolo paziente, o trattamenti efficaci per malattie oggi incurabili come Alzheimer e Parkinson, o anche per il diabete. I due team sono riusciti nell'impresa di riprogrammare il tessuto epiteliale facendolo regredire allo stato di cellula indifferenziata in grado di mutare in uno dei 220 tipi di cellule presenti nell'uomo. La nuova strada verso terapie "su misura" avrebbe il vantaggio di scavalcare delicati problemi etici. Non sarebbe infatti più necessario ricorrere alla clonazione o distruggere embrioni.

Gli esperimenti, descritti nelle riviste Cell e Science, sono stati condotti in modo indipendente rispettivamente da Shinya Yamanaka, dell'Università di Kyoto, e da James Thomson, dell'università del Wisconsin-Madison. Il risultato era stato in parte anticipato sabato scorso dal pioniere delle ricerche sulla clonazione, Ian Wilmut, che commentando i nuovi risultati aveva dichiarato di voler abbandonare la via della clonazione terapeutica. L'esperimento giapponese e quello americano si basano su ricette simili ma non identiche. In entrambi i casi sono partiti da cellule di pelle umana (fibroblasti) e hanno modificato il loro patrimonio genetico introducendo nel Dna quattro geni che sono attivi esclusivamente durante lo sviluppo embrionale.

Il genetista: "Studio importante, ma il rischio della clonazione terapeutica rimane"
Il genetista Bruno Dallapiccola, professore di Genetica medica all'università di Roma La Sapienza, ha commentato così i lavori dei colleghi americani e giapponesi: "Mi fa piacere che cio' che prevedevo due anni e mezzo fa, ai tempi della campagna referendaria, si sia avverato. Gia' allora dicevo che il problema dell'uso delle staminali embrionali era tale che qualcuno nel frattempo avrebbe inventato un macchinario per 'ringiovanire' le cellule adulte". Cosi' "Occorre prudenza prima di pensare di servirsi degli embrioni umani come fonti di staminali. E se questi studi, una volta confermati, spazzeranno via i dilemmi etici, non illudiamoci che impediscano quello che sta accadendo gia' nel mondo, e mettano la parola fine alle ricerche sulla clonazione terapeutica".

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giovedì, novembre 22, 2007

Ringraziamento Team Oncologico CORD Piombino Toscana

E' da tempo che mi ripromettevo di ringraziare pubblicamente il Dott. Tognarini, il dott. Andrea Antonuzzo, il reparto Otorino, e tutto lo staff infermieristico del CORD di Piombino, dell'ospedale Villamarina.

Mi sono stati e mi sono molto vicini e hanno ascoltato sempre con attenzione le problematiche di salute che via via mi si presentavano e con solerzia mi facevano esaminare, è per questo che l'occlusione trombotica, è stata trovata e iniziata a curare per tempo. Sono gentili e si vede che sono abituati alla sofferenza della persone, ai loro pensieri lugubri, alla loro tristezza. Il CORD è una reparto che funziona bene, per questo spezzo una lancia in favore della sanità pubblica, almeno per quello che riguara la mia malattia e la professionalità di chi mi cura. Grazie al team del CORD dell'ospedale Villamarina di Piombino Livorno Toscana.

L'esito dell'ultima TAC è stato: Il linfonodo precedentemente segnalato a livello latero-cervicale destro presenta al controllo attuale, ampia componente necrotica; non apprezzabile un sicuro piano di clivaggio con la parete della vena giugulare interna omolaterale.

Al controllo attuale i noduli polmonari precedentemente segnalati presentano dimensioni di 7 e 9 mm a carico del LSD (tac 31-07 = 9 e 10 mm); 15 mm a carico del LID (12mm); 6 mm a carico del LSS (6-7 mm); 18 mm a carico del LIS (14 mm). Linfonodo centimetrico paratracheale dx. Sostanziamente invariati i restanti reperti.
Ora dovremo continuare la cura. Per chi non lo sapesse è da maggio 2006 che mi stanno curando, ho gia fatto nel2006, cicli completi di chemioterapia e di radioterapia (36) a livorno.
Pertanto abbiate fiducia anche voi.

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mercoledì, novembre 21, 2007

Tumori: Raggio a Ultrasuoni Li Brucia, Ieo Milano Centro Pilota In Ue

Ieri sera mentre mi guardavo il TG5 , ho visto il Dott. Veronesi che presiedeva alla presentazione di un macchinario cinese, e mi son detto che la ricerca e gli studi per debellare questa malattia, stanno facendo passi da gigante.

Mi son messo a cercare la notizia e ho trovato tuttol'articolo, è un po' lungo, pertanto io mi limiterò a darvene uno stralcio, e il link per leggerlo tutto. La speranza è sempre l'ultima a morire pertanto, abbiate fiducia, non abbattiamoci e cerchiamo di pensare positivo.

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Un raggio a ultrasuoni che brucia il cancro. Eliminandolo senza bisturi, né radiazioni o aghi potenzialmente dannosi per i tessuti sani. La nuova promessa di una terapia antitumorale sempre meno invasiva, con la massima efficacia e la minima tossicità, arriva da una tecnologia 'made in China' battezzata Hifu (ultrasuoni focalizzati ad alta intensità). Utilizzata in Estremo Oriente da oltre 10 anni, con più di 20 mila pazienti trattati in una quarantina di centri e circa 25 macchinari distribuiti in vari Paesi asiatici, la metodica è sbarcata ora anche in Occidente. Centro 'pilota' l'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano: l'unica struttura clinica in Ue impegnata in uno studio di fattibilità ad hoc, con l'obiettivo di definire precisi standard d'impiego, nonché eventuali modifiche volte a trasformare una strumentazione oggi pluripotente in una su misura per diversi tumori. Con un focus sul cancro del seno, primo big killer in rosa.

La tecnologia è stata presentata questa mattina all'Ieo dal direttore scientifico Umberto Veronesi, dall'assistente della Divisione di Senologia, Paolo Arnone, e dal direttore dell'Unità di Radiologia interventistica, Franco Orsi. Presenti anche l'amministratore delegato dell'istituto, Carlo Ciani, e lo scienziato inventore dell'Hifu, Zhibiao Wang.

Grazie al macchinario del valore di circa 1,5 milioni di euro, donato da Hiteco Group alla Fondazione Veronesi e concesso da quest'ultima all'Ieo in comodato d'uso, l'Irccs oncologico di via Ripamonti ha trattato da inizio novembre già 4 pazienti.

Nella fase di fattibilità, che durerà circa due mesi per un totale di 10-20 malati (non più di 4 a settimana), la nuova tecnica viene abbinata alla chirurgia. Ma "la vera speranza, per ora un'ipotesi - precisa cauto Veronesi - è arrivare a una terapia anticancro senza più bisturi né radiazioni". L'impiego degli ultrasuoni in oncologia non è nuovo, ricorda Orsi. "Gli ultrasuoni focalizzati - spiega - sono già da tempo utilizzati contro tumori 'di superficie' in ginecologia, otorinolaringoiatria e, ultimamente, per il cancro alla prostata attraverso una sonda transrettale".
""""

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martedì, novembre 20, 2007

Studio Usa: il cannabidiolo blocca le metastasi "Cannabis, una cura contro il cancro"

Il cannabidiolo, uno degli elementi che compongono la cannabis, potrebbe essere in grado di bloccare il gene che provoca la diffusione delle metastasi del cancro al seno, ma anche di altre forme tumorali. È il risultato delle ricerche di laboratorio effettuate da un'équipe del California Pacific Medical Center Research Institute. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Molecular Cancer Therapeutics.

I ricercatori si augurano che il cannabidiolo (Cbd), contenuto nella marijuana, possa diventare una valida alternativa alla chemioterapia, senza gli effetti collaterali di quest'ultima. "Ho sempre creduto nelle proprietà contenute nei derivati della cannabis - afferma il professor Umberto Veronesi - questa è una strada mai esplorata a causa di condizionamenti psicologici. La fonte universitaria è molto seria. Voglio chiarire che l'oggetto della ricerca è un composto della cannabis e non una droga. Sarebbe un peccato non esplorare questa via per combattere il tumore al seno".

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lunedì, novembre 19, 2007

Fondazione Poieo, la via sarda alla lotta contro i tumori

La mia raccomandazione è di prendere sempre con le dovute cautele le notizie che vengono via via diffuse.

Allo studio un virus: infetta e uccide solo le cellule malate

Una nuova frontiera nella lotta al cancro. Una fondazione di ricercatori sardi, la Poieo, sta sperimentando un virus capace di uccidere selettivamente le cellule tumorali. In sostanza il progetto, denominato Virobiri, prevede la produzione di un farmaco virale che si replichi nelle cellule malate eliminandole. Fino a oggi studi analoghi sono stati condotti con risultati positivi. Adesso però, tali tecniche devono essere ulteriormente sviluppate. Con la speranza di offrire un contributo decisivo nel campo della ricerca.

Sviluppare un farmaco per la cura del cancro utilizzando un virus geneticamente modificato capace di infettare e uccidere selettivamente soltanto le cellule tumorali. Il progetto si chiama “Virobori” e rappresenta l'ultima frontiera della ricerca contro il cancro. A promuoverlo è la Fondazione Poieo (www.fondazionepoieo.it), onlus cagliaritana di recente costituzione che annovera tra i suoi soci fondatori Gianrico Cappai, Genadi Genadiev, monsignor Giuseppe Mani, Emanuela Milia, Carlo Pintor, Ulderico Pomarici, Laura Ponti, Cesarina e Maria Teresa Sanguinetti. Poieo è attualmente l'unica fondazione di promozione della ricerca scientifica nata in Sardegna e riconosciuta dalla Regione. «Il progetto Virobori è ambizioso visto che si propone di dare un contributo fondamentale alla lotta contro il cancro», spiega il presidente Gianrico Cappai. «L'idea è di produrre un farmaco virale che si replichi selettivamente nelle cellule tumorali terminandole».
Fino ad oggi procedimenti analoghi al Virobori sono stati sperimentati sia in vitro che in vivo con risultati eccellenti. Ora però tali tecniche devono essere ulteriormente sviluppate e perfezionate.

SERVONO FONDI. E per farlo servono fondi. «Per la realizzazione del progetto la nostra fondazione si è auto-finanziata ed ha già stanziato 100 mila euro», spiega Cappai. «Abbiamo istituito una commissione tecnico-scientifica di altissimo livello composta da alcuni tra i più autorevoli esperti del settore: si tratta di Thomas Dobner e Peter Groitl dell'Heinrich Pette Institute di Amburgo, di Lawrence Banks, direttore del Laboratorio di virologia tumorale dell'International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology con sede a Trieste nell'Area Science Park, e di Elia Stupka, responsabile dei servizi scientifici e tecnologici del Centro di Biomedicina molecolare di Trieste».

LO STUDIO. Il progetto Virobori è uno studio che rientra nel più vasto ambito della terapia genica, il settore nel quale albergano le più rilevanti scoperte contro la piaga dei tumori e nel quale probabilmente risiede, tutti se lo augurano, la possibilità di pervenire, un giorno, alla cura dei tumori. Per saperne di più

http://www.fondazionepoieo.it

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domenica, novembre 18, 2007

Napoli, fumo vietato anche al parco

Come ammalato di tumore ai polmoni, non posso che plaudire a questa iniziativa, perchè se non avessi fumato per 50 anni, probabilmente non sarei qui a postare.
La notizia:
""
Da lunedì a Napoli è vietato fumare anche all'aperto, nei parchi comunali se si è in presenza di lattanti e bambini fino a 12 anni, e di donne in gravidanza. Lo stabilisce un'ordinanza del Comune, voluta dall'assessore alla Sanità, Rino Nasti, per tutelare i soggetti deboli esposti al rischio del fumo passivo. L'iniziativa ha ricevuto il plauso di esponenti della politica e dei ministri alla Salute Turco e all'Ambiente Pecoraro Scanio. ""

Ma vedete, detto cosi fà sensazione, ma vorrei che mi dicessero; Bassolino, la Jervolino, Pecoraro Scanio, l'immondezza napoletana, al fine dei tumori che ruolo gioca, oppure pensano che le esalazioni siano salutari? Non sarebbe bene fare anche e specialmente questo tipo di prevenzione invece di fare una scuola di DJ in Campania con i soldi delle sovvenzioni Europee? Vero Presidente Bassolino?

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sabato, novembre 17, 2007

Infertilità maschile

Stanotte ho passato una nottata tranquillissima. Nonostante il brutto tempo qui a Riotorto mi sento abbastanza ottimista, ho tirato le mie solite bestemmie ai bastardi che ho ai polmoni, chissà che si possano incenerire.
Leggendo quà e là mi son imbattuto nel blog Vita di Donna che cita un'articolo sull'infertilità maschile dopo le cure al tumore del testicolo:

"La politica deve essere più attenta alle problematiche dell'infertilità maschile". Parola di Antonio Gaglione, sottosegretario di Stato al ministero della Salute, intervenuto alla conferenza su "Cancro e fertilità maschile: in attesa della guarigione" organizzata da Andrea Lenzi, Direttore dell'Unità di Andrologia, Fisiopatologia della riproduzione e Diagnosi endocrinologiche del Policlinico Umberto I di Roma.

"Su questo tema - spiega Gaglione - la politica a volte è ancora sbilanciata. Si pensa molto all'infertilità della donna, meno a quella maschile". Secondo il sottosegretario c'è anche poca sensibilità da parte dell'opinione pubblica.

"Solamente qualche anno fa - prosegue Gaglione - il tema era sulla bocca di tutti per la vicenda del campione americano di ciclismo, Lance Armstrong, che confessò di aver crioconservato il seme dopo aver scoperto di essere affetto da un tumore al testicolo, ma dopo non si è fatto più niente". E gli uomini sembrano assolutamente impreparati sul tema. Le terapie per sconfiggere il tumore, specialmente testicolare, spesso rendono infertili.

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INFERTILITA' MASCHILE

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venerdì, novembre 16, 2007

Pensieri notturni

Come sapevo già, stanotte l'ho passata con temporali e pioggia, ancora adesso che posto sta piovendo, ma non mi lamento, ho patito di crampi al polpaccio destro, ma con un pò di camminate intorno al tavolo di cucina, ho risolto i problemi. Questa gamba destra operata 20 anni fà di varici, mi da un pò a pensare in quanto mi si son ripresentate.

Ieri o fatto la chemio ed ora per finire questi cicli vado il 29 a fare l'ultima terapia di 2, praticamente finisco questi cicli il 6 dicembre e poi mi detto il dott. Tognarini il mio oncologo che mi farà riposare un pò.

Stanotte mi sono soffermato sulla preghiera degli alcolisti, che potrebbe andare bene anche a noi ammalati di tumore, recita cosi se non mi ricordo male, l'avevo letta da qualche parte:
Signore,
dammi la forza di accettare le cose che non posso cambiare,
dammi il coraggio di cambiare quelle che posso,
dammi la saggezza di conoscerne la differenza.

Accettarsi come ammalato è stato un buon passo, cercare di cambiare la condizione della malattia lo stò facendo grazie al CORD di Piombino a cura dello staff del Dott. Tognarini, pertanto sono sulla buona strada.

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giovedì, novembre 15, 2007

Vado a fare la chemio

Fra poco parto per Piombino e vado al CORD dal dott. Tognarini, per fare la terapia di chemio, ieri gli esami del sangue devono essere andati bene, perchè non mi hanno telefonato, per dirmi che certi valori non avrebbero permesso di fare il trattamento.

Stasera poi devo ricordarmi di prendere le pasticche per la stitichezza, perchè è un'effetto collaterale della terapia,, come pure il non riuscire a dormire anche se mi prendo la pasticca.

Con la nostra malattia, non riuscire a dormire la notte, è un brutto affare, perchè si vanno e riportare in superfice tutte le nostre ansie e paure ed è un disastro.
Facciamoci una risata e come dicevo qualche post più sotto, usiamo il bastone e la carota, questi bastardi non possono permettersi di sconvolgere la nostra vita, perciò combattiamoli con tutti i mezzi, e speciamente con la testa. Sono delle brutte schifose cellule parassite, di un DNA impazzito che non meritano di sopravvivere, perciò guerra aperta ai bastardi.

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mercoledì, novembre 14, 2007

I farmaci anticancro distruggono la bocca

(AGI) - Firenze, 14 nov. - In Toscana i centri oncologici segnalano una quarantina di casi a Firenze, altrettanti a Pisa, 20 a Siena. Ma anche in Piemonte gli episodi acclarati sono un centinaio, almeno 20 a Roma nel solo l'ospedale Regina Elena, 50 a Milano e a Napoli.

Cifre analoghe sono peraltro segnalate in Europa, Australia, Stati Uniti. Per vari aspetti ancora incompreso, il fenomeno
necrosi della mandibola legato all'uso oncologico dei farmaci Bifosfonati e' adesso di pubblico dominio.

Riuniti a Firenze per il congresso nazionale Siommms, gli esperti italiani di malattie delle ossa ne hanno dato notizia e discusso oggi in uno specifico simposio coordinato dai
professori Silvano Adami e Giorgio Perfetti, due tra i massimi nomi in tema di osteoporosi (il primo) e di odontoiatria (l'altro).

Benche' al momento sembri coinvolgere solo una minima parte dei malati oncologici (il 3/4% di quelli trattati con Bifosfonati), la vicenda e' giudicata assai grave, sia perche' provoca nei pazienti danni collaterali dolorosi e a volte invalidanti, sia perche' numericamente se ne ignorano i confini. Non solo: la maggior parte degli stessi operatori sanitari e' tuttora all'oscuro del problema.

Si tratta dunque di un fenomeno tanto allarmante che la Regione Toscana, attraverso l'Istituto Toscano Tumori (ITT), ha deciso di creare una particolare task force coordinata da Francesco Di Costanzo, direttore del reparti di Oncologia dell'ospedale fiorentino di Careggi.

"Si chiama Gruppo per lo studio sull'osteonecrosi della mandibola nel paziente oncologico, coinvolge tutte le Asl della regione ed e' composto da oncologi, odontoiatri, chirurghi maxillofacciali, specialisti di metabolismo osseo", ha spiegato Di Costanzo al simposio Siommms.

"Il nostro compito e' analizzare quanto sta accadendo, capirne bene le cause e individuare i rimedi, cominciando col dare al personale sanitario tutte le informazioni del caso. La fase operativa e' appena cominciata". (AGI)

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Temporale e analisi sangue

Stamani alle 5 mi sono svegliato da un fortissimo temporale qui su Riotorto, lampi e tuoni che man mano si dirigevano sul mare, ha piovuto fortissimo, per poi attenuarsi verso le 6. Alle 7 sono andato a fare il prelievo di sangue per controllare i valori di emocromo, in quanto domani devo fare la chemio.

Il dolore alla spalla destra mi è passato, cosi posso guardare a domani con più ottimismo. Mi son fatto la mia puntura di fraxiparina, ed ora sto iniziando il lavoro giornaliero di aggiornamento di 4 siti internet.

L'inverno ormai è alle porte, sembra che al nord ci sia già la neve, per la gioia dei bimbi ed anche dei non più bimbetti, vero wanillina? Il natale si avvicina, e come tutti gli anni si fanno propositi di essere più buoni, ma le angoscie, le frustazioni e gli avvenimenti di questi tempi, ci lasciano poco spazio alla bontà.
C'e' un disegno mondiale di togliere la dignità e l'identità delle popolazioni, svuotandole di ogni significato. Globalizzazione? Se dovevo decidere io, gli avrei detto: NO GRAZIE.

martedì, novembre 13, 2007

A caccia di tumori col radar dei pipistrelli

Ciao, in questi giorni sto abbastanza bene, tolto un dolore alla spalla destra, credo che sia perchè ci dormo su, se continuerà lo farò presente al dott. Tognarini. Domani mattina alle 7 ho il prelievo del sangue per il cotrollo emocromo completo, se tutto va bene giovedi mattina chemio.

Ho trovato questa notizia per quanto riguarda la nostra malattia, sperando sempre di darvi un giorno la bella novella della scoperta di una medicina che ammazza sto bastardi.

Un nuovo strumento per diagnosticare i tumori è stato suggerito dai pipistrelli. La natura è così perfetta che il semplice osservarla può portare a deduzioni importanti. I ricercatori dell'università scozzese di Stathclyde, ad esempio, hanno intenzione di realizzare un macchinario in grado di imitare il radar dei pipistrelli che consente loro di orientarsi al buio, evitando gli ostacoli, e di cacciare gli insetti con estrema precisione. Gli scienziati, spiega la rivista The Engineer, vorrebbero applicare queste caratteristiche del mammifero a uno strumento per «per scovare i tumori all'interno del corpo umano».

In particolare si vorrebbe riprodurre la capacità degli ultrasuoni di raggiungere gli oggetti e di restituirne forma e dimensione attraverso onde riflesse. Anche i cetacei come i delfini e le balene usano lo stesso metodo per nuotare di notte e cacciare le prede. I sonar in dotazione nei sommergibili e nelle navi hanno già in parte imitato questo meccanismo a ultrasuoni. Il gruppo di ricerca scozzese, guidato da Gordon Hayward, sta lavorando in collaborazione con alcuni matematici per mettere a punto «codici acustici» in grado di raggiungere vari obiettivi, tra i quali «le cellule tumorali». Gli scienziati hanno assicurato che lo strumento «sarà pronto nell'arco di tre anni e non servirà solo in campo medico, ma anche per individuare le mine in mare».

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sabato, novembre 10, 2007

Tumore allo stomaco, una mini-capsula

Una mini-capsula progettata in Italia permette, attraverso l'analisi del Dna, la diagnosi precoce del cancro dello stomaco, la seconda forma di tumore più diffusa nel mondo. La ricerca, pubblicata sulla rivista Annals of Oncology, è condotta da un gruppo dell'ospedale di Pesaro e dell'università di Urbino, coordinato da Pietro Muretto.

La mini-capsula, simile a quella di un comune antibiotico e completamente innocua, viene ingerita e lasciata nello stomaco per poco più di un'ora: un tempo sufficiente perché le pareti dello stomaco a digiuno la avvolgano.

Mentre lo stomaco cerca di digerire la capsula, i succhi gastrici penetrano al suo interno e con ad essi penetrano le cellule dello stomaco, quelle sane come quelle tumorali. Le cellule così catturate vengono prelevate con la capsula e analizzate in laboratorio, dove tecniche di indagine genetica avanzatissime (come la Real-Time Pcr, che permette di ottenere in tempo reale milioni di copie del gene alterato) consentono la diagnosi precoce.
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Notte movimentata

Conati di vomito e di nausea mi hanno fatto compagnia stanotte, avevo ancora i broccoletti che mi son mangiato a mezzogiorno sullo stomaco, non ho dormito per niente, gli effetti della chemio di giovedi, li ho sentiti stanotte. Poco male, ora sto meglio, credo che sia passato.

Mi son fatto la solita puntura di fraxiparina, che purtroppo mi accompagnerà fino alla fine, in quanto mi serve per tener diliuto il sangue, per la paura di un'altra occlusione trombotica, che mi potrebbe creare seri danni. Poco male. Vi auguro di passare un buon weekend.

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giovedì, novembre 08, 2007

Stasera mi sento un poeta

Siccome tutte le mattine quando mi alzo, il mio pensiero và ai bastardi che ho in corpo, ai quali dedico tutte le sante albe pensieri che i più belli sono, che vadano al diavolo, luridi schifosi cellulari malati trasudanti di schifezza..... per non dire delle altre bestemmie che gli tiro addosso, che non sò come fà a non crollare il soffitto, mi son detto, prendiamoli con il bastone e la carota, alla mattina bestemmioni e poi la carota, una chemiettina alla settimana, e ti si incula i bastardi. Sembra poi che la cosa funzioni. :-)))

Mi è venuta voglia di scrivere queste due righe, non se ne abbia a male mia figlia Anna che è una poetessa, io non sono un poeta.

""""""""
Alla sera prima di andare a dormire,
mi guardo la luna e mi dico,
quanto sei bella, stasera luccichi che mi sembri
un lampione nella nebbia, ma non fà niente
a me piaci ugualmente.

Un'altra giornata se ne andata e i
bastardi si son chetati,
ora cerco di addormentarmi e viaggio con la mente
in tanti universi tutti colorati,
è bello scontrarmi con tutte sto stranezze che incontro.

O dio dell'universo, io mi chiedo
ma che ci hai fatto venire a fà
su questa terra se poi ci fai tribolà.
Non potevi lasciarci a girovagare come faccio
ora senza problemi e con serenità?
"""""""""
Ma che vorrà dire? Che stò cominciando a dare i numeri?
Prendiamola un pò non tanto seriosa, se riesco a strapparvi una piccolo movimento della bocca avrò raggiunto il mio scopo. Ciao ci sentiamo.

Fatta chemioterapia

Stamani ho proseguito la terapia di chemio, ed ora la dovrei fare giovedi 14. Per poi avviarmi alla coclusione di questo ciclo.
""
L'esito comunque della tac a quanto pare darebbe buone speranze e ci dice che la terapia che il dott. Tognarini mi fà, dà dei risultati, i tumori restano invariati. L'esame dice che:
L'esame conferma la presenza in sede laterocervicale sinistra, di linfoadenopatie patologiche con ampia componente necrotica e secondaria infiltrazione della vena giugulare interna sinistra.
Il linfonodo precedentemente segnalato a livello latero-cervicale destro presenta al controllo attuale, ampia componente necrotica; non apprezzabile un sicuro piano di clivaggio con la parete della vena giugulare interna omolaterale.

Al controllo attuale i noduli polmonari precedentemente segnalati presentano dimensioni di 7 e 9 mm a carico del LSD (tac 31-07 = 9 e 10 mm); 15 mm a carico del LID (12mm); 6 mm a carico del LSS (6-7 mm); 18 mm a carico del LIS (14 mm). Linfonodo centimetrico paratracheale dx. Sostanziamente invariati i restanti reperti. ""

Speriamo in bene dai, buona giornata.

mercoledì, novembre 07, 2007

Dott. Tognarini esito TAC

Oggi alle 12 sono stato al CORD dal dott. Tognarini per avere la risposta della TAC fatta il 31 ottobre, e sembra, ma domani vi darò una risposta più sicura, che ci siano delle notizie confortanti circa l'andamento dei bastardi, sembra che l'evoluzione dei tumori al polmone siano rimasti delle solite dimensioni, e che invece il tumore nella zona laterocerviale sinistra sia morto. Domani vi saprò dire meglio, in quanto l'oncologo dott. Tognarini che mi cura ne vuole essere sicuro.

Vi immaginate come mi sento? Aspetto a gioire ancora fino a domani, in quanto con la sfiga che mi ritrovo, non vorrei poi cadere nella tristezza. Stay tuned e buona giornata.

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martedì, novembre 06, 2007

Nuovi orizzonti della terapia dei tumori

Prima vi voglio portare a conoscenza che l'appuntamento con oncologo dott. Tognarini per la lettura dell'esito TAC che ho fatto il 31 ottobre è slittato a domani alle ore 12. Ora vi voglio sottoporre questo articolo che credo ci possa indurre a delle buone speranze per il futuro:

La ricerca oncologica ha vissuto, negli ultimi decenni, una straordinaria fase di avanzamento delle conoscenze, soprattutto per quanto riguarda i meccanismi che governano la riproduzione delle cellule, la resistenza ai farmaci e la formazione di metastasi.

Finalmente, negli ultimissimi anni, questi progressi nella conoscenza sul comportamento e i meccanismi biologici dei tumori hanno cominciato a produrre novità concrete anche in campo terapeutico. Questi iniziali progressi nella terapia dei tumori rappresentano, presumibilmente, solo la punta di un iceberg che si manifesterà pienamente nei prossimi anni.

Le innovazioni in corso in campo terapeutico oncologico riguardano sia la tradizionale categoria dei farmaci citotossici o chemioterapici, sia tutta una nuova categoria di farmaci detti farmaci a bersaglio specifico.

La categoria dei farmaci chemioterapici antitumorali convenzionali è, come detto, anch'essa in rapida evoluzione. Infatti, sono in fase di sviluppo nuove classi di farmaci, derivati dalle molecole precedentemente note, ma con caratteristiche innovative. Ad esempio, si vanno sempre più sviluppando farmaci chemioterapici somministrabili per via orale. In generale, i nuovi chemioterapici sono caratterizzati, rispetto ai composti più tradizionali da cui derivano, da una maggiore attività, da una più bassa tossicità, o da entrambe queste caratteristiche migliorative.

La vera grande sfida terapeutica, comunque, è stata lanciata con lo sviluppo dei farmaci ?a bersaglio specifico?. Questi nuovi farmaci, di recentissimo sviluppo, sono in grado di colpire specificamente le molecole che, funzionando in maniera anomala nelle cellule, ne inducono la trasformazione in cellule maligne. Tra i bersagli molecolari più rilevanti finora identificati vi sono:

  1. recettori di fattori di crescita, che favoriscono sia l'accrescimento del tumore sia l'angiogenesi tumorale, cioè la formazione di nuovi vasi che portano nutrimento al tumore;

  2. alcune proteine implicate nei meccanismi attraverso cui le cellule tumorali resistono alle terapie radianti e farmacologiche (es: bcl-2) o viceversa muoiono in seguito ad esse (apoptosi);

  3. alcune proteine che trasportano all'interno della cellula messaggi di stimolo per la crescita tumorale, note come 'protein-chinasi'.
I nuovi agenti antitumorali in grado di bloccare selettivamente i bersagli prima elencati hanno strutture e meccanismi di azione molto diversi. Altre classi di nuove sostanze terapeutiche sono in grado di bloccare direttamente a livello genetico l'informazione aberrante che contribuisce alla crescita del tumore. È questo il caso della terapia genica e della terapia con oligonucleotidi antisenso. Infine, vanno ricordati i vaccini antitumorali che stanno finalmente cominciando a conseguire i primi risultati, soprattutto per la terapia dei melanomi.
da pagine http://www.paginemediche.it/

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lunedì, novembre 05, 2007

Esito TAC

Stamani ho chiamato il reparto CORD di Villamarina per sapere se era arrivato l'esito della Tac fatta mercoledi 31 ottobre. Avendo ricevuto una risposta affermativa ho chiesto quando avrei poputo parlare con il dott. Tognarini per avere una risposta sull'esito della stessa e mi è stato detto di chiamare domattina alle 8 per un'appuntamento.

Non sto a dirvi come ci sentiamo quando dobbiamo sapere se le nostre condizioni si stanno stabilizzando o aggravando, con quel che comporta in terapie e attese varie. Noi speriamo sempre in risposte che calmino il nostro stress, e ci diano delle speranze di guarigione, anche se dentro di noi sappiamo che non è cosi, ci piace e ci attacchiamo a questa nostra speranza coi denti e con le unghie, e preghiamo ognuno il dio in cui crede affinchè ci aiuti a superare giorno per giorno la nostra malattia.

Cerco di leggere quanto più posso sul web sulle malatie tumorali, sperando che un giorno vi possa dare una bella notizia, tipo, messa in commercio una medicina che sconfigge ogni tipo di cancro, sconfitti i bastardi che non ci fanno più sorridere.

Domani vi farò sapere come è andata. Vi auguro di cuore una buona settimana.

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sabato, novembre 03, 2007

Chemio più efficace con gli impulsi elettrici

La membrana delle cellule malate diventa più permeabile ai farmaci. Questa nuova tecnica viene utilizzata in cinque ospedali italiani.

C’è una tecnica nuova per combattere le metastasi cutanee di alcuni tumori o le neoplasie della pelle che non rispondono più ai trattamenti convenzionali: l’elettrochemioterapia, ossia un metodo che sfrutta un particolare effetto fisico, chiamato elettroporazione, che “apre la strada” ai farmaci che devono colpire le cellule tumorali, potenziandone gli effetti.

L’Istituto San Gallicano di Roma è tra i primi, in Italia, a praticarla (insieme all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, l’azienda ospedaliera San Giovanni Battista – Le Molinette di Torino, il Policlinico Umberto I di Roma e il Policlinico di Padova), e Stefania Bucher, primario del reparto di chirurgia plastica ricostruttiva, spiega in che cosa consiste: «L’elettrochemioterapia - chiarisce - associa un effetto fisico, l’elettroporazione della membrana della cellula (la temporanea apertura di “pori” nella membrana stessa, ndr), all’effetto della chemioterapia con cisplatino e bleomicina in bassi dosaggi, somministrati per endovena.

Gli impulsi elettrici applicati, brevi e intensi, aumentano la permeabilità delle cellule ai farmaci e causano così la morte delle cellule neoplastiche, cui segue la formazione di un nuovo epitelio».
Questa tecnica si utilizza, quasi sempre, in day hospital e con l’ausilio di sedativi.

In base ai dati raccolti da diversi studi internazionali, e confermati dall’esperienza dei dermatologi del San Gallicano, il tasso di risposte è attorno all’85 per cento dei malati; il metodo viene usato per il melanoma e per altri tumori della pelle come i carcinomi basocellulari e quelli spinocellulari, nonché per le metastasi cutanee dei tumori della mammella; si stanno inoltre studiando ulteriori applicazioni, quali quella sul sarcoma di Kaposi.

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