Cellule “senzatetto’’ possibili armi anticancro
Studio all’Università di Harvard: alcune cellule vagano, invadono quelle vicine e si trasformano in killer dei tumori
HARVARD - Nessuno le aveva mai osservate prima: esistono cellule “senzatetto’’ che, perduto il legame che le tiene ancorate al loro sito, vagano e invadono le cellule vicine, al punto di entrare al loro interno e ucciderle.
Il meccanismo, descritto nella rivista Cell, non solo è la scoperta di un modo finora insospettabile con cui le cellule vanno incontro alla morte, ma potrebbe essere sfruttato per trasformare le cellule senza fissa dimora in future killer delle cellule tumorali.
«Abbiamo visto le cellule senzatetto farsi largo all’interno delle loro vicine e morire all’interno dei comparti cellulari chiamati vacuoli», ha detto l’autore dello studio, Michael Overholtzer, dell’Università di Harvard.
La scoperta è avvenuta per caso, durante l’osservazione di una coltura di cellule della mammella. In alcuni casi le cellule non muoiono affatto durante l’invasione, ma abbandonano la cellula ospite completamente illese.
Il fenomeno ha subito attirato l’attenzione di ricercatori che lavorano sui tumori, soprattutto quando ulteriori esperimenti di Overholtzer hanno dimostrato che alcune cellule non solo non muoiono dopo l’invasione, ma si moltiplicano all’interno dei vacuoli della loro vittima.
Oltre che nelle cellule della mammella, lo stesso meccanismo è stato osservato in altre linee cellulari, comprese quelle di nove diverse forme di tumore.
Alcune di queste (ad esempio quelle del tumore del seno del tipo Mcf7) si sono dimostrate particolarmente ospitali nei confronti delle cellule nomadi, tanto da accoglierle nel 30% dei casi, fino a farsi completamente degradare dai loro invasori.
Ulteriori conferme sono venute dall’osservazione delle cellule prelevate da pazienti con carcinoma del seno allo stadio iniziale, ma la ricerca ha ancora tantissimo lavoro da fare per capire come in futuro sarà possibile trasformare le cellule nomadi in armi anticancro.
notizia dal corriere.it
Etichette: Università di Harvard cellule cellule tumorali Overholtzer
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