Oggi giornata abbastanza tranquilla, sto cercando di trovare un mio percorso interiore facendomi domande e cercando di darmi risposte che mi possano tranquilizzare, spilucchio dell'aglio crudo (per fortuna non ho nessuno con cui parlare, altrimenti li stendo :-)))). Vi chiederete il perchè dell'aglio crudo, bè, lo dicono alcuni studi:
I primi studi arrivano dalla Cina dove il carcinoma allo stomaco è una patologia in forte aumento.
Sono state analizzate le abitudini alimentari di un gruppo di popolazione e si è giunti alla conclusione che un
basso consumo di
aglio e cipolla era associato ad un
alto rischio di sviluppare la neoplasia.In Italia sono stati ottenuti risultati simili confrontando le diete del Nord, dove l’aglio non è molto usato, e del Sud, dove il bulbo è onnipresente.
I due prodotti sembrano capaci di
prevenire anche altri tipi di tumore, tra cui quello della prostata.
Un altro studio ha rilevato che, chi consuma più di dieci grammi al giorno di questi ortaggi, può dimezzare il rischio di manifestare il cancro alla prostata rispetto a chi si ferma a due grammi.
Le proprietà antitumorali di aglio e cipolla sembrano legate al loro contenuto di sostanze solforate.
Non dimentichiamo che l’aglio è fonte di alcuni polifenoli, come la quercitina, una molecola che impedisce la crescita di un gran numero di cellule cancerose coltivate in laboratorio e che interferisce con lo sviluppo dei tumori negli animali.
Quando il malato è il medicoIn Italia sono sempre più numerose le persone sopravvissute a un
cancro: i
cancer survivors, pazienti guariti o con una prospettiva di lunga sopravvivenza, sono ormai quasi
2 milioni. Tra questi,
10.000 sono medici. Per la prima volta in Italia un’indagine analizza l’esperienza del tutto particolare di chi vive la doppia condizione di medico e paziente, ovvero dei medici colpiti da tumore.
Quale impatto ha la diagnosi di tumore sul medico e che ripercussioni ha sulla sua relazione con il paziente? A questa domanda risponde il Progetto Chirone, presentato in questi giorni a Milano.
I medici coinvolti da tumore soffrono doppiamente, perché della malattia sanno di più e di questa paura ben conoscono cause ed effetti. Analizzare il comportamento del medico quando si trova a dover affrontare una neoplasia dall’altra parte può aiutare a migliorare la qualità del rapporto tra medici e pazienti e a capire meglio le esigenze di questi ultimi, migliorando l’empatia e la qualità della relazione.
Ma in concreto cosa cambia nel rapporto? Oltre il 60% dei medici riconosce di aver modificato almeno tre aspetti della propria relazione con i pazienti: essere più attento ai loro problemi, ascoltarli di più e cercare di trasmettere loro serenità.
E per tradurre in indicazioni pratiche i risultati della ricerca,
ATTIVEcomeprima Onlus e
Fondazione AIOM hanno messo a punto alcuni suggerimenti per migliorare la comunicazione tra medici e pazienti.
Per quanto riguarda i medici, al primo posto vi è la capacità di ascolto: almeno un terzo della visita va dedicato alle domande e alle osservazioni; in secondo luogo bisogna parlare chiaro, sia nel senso di evitare termini tecnici sia di dire al paziente la verità, mettendo però in evidenza gli aspetti positivi, e alimentare la speranza, non l’illusione.
Ai pazienti si raccomanda invece di non esitare a rivolgere al medico tutte le domande che ritengono opportune, preparandole eventualmente prima della visita, e di segnalare tutti gli ostacoli che li inibiscono nella comunicazione.
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