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ianilo marchesi carcinoma infiltrante scarsamente differenziato

Combatto una malattia al collo nella parte cervicale laterale sinistra, e due tumori ai polmoni. Nel 2006, ho fatto terapie intensive di chemio e 36 trattamenti di radio. Nel 2007 recidiva dei noduli laterocervicali con aumento delle dimensioni, dovendo cosi fare di nuovo trattamenti di chemio. Continuo a combattere, credere sempre. Per scrivermi e ne vuol far partecipe i lettori del blog. ianilo@gmail.com

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** La verità alle volte è più vicina di quanto si creda, ed alle volte si può nascondere nelle righe di qualche paragrafo.** Se il mio blog può essere di aiuto a qualcuno, ne sarò felice.

mercoledì, febbraio 13, 2008

Dai "Capelli di sirena" una sostanza contro il cancro


Dagli abissi marini ai laboratori dell’Università della California. Un gruppo di ricercatori del Rebecca and John Moores USCD Cancer Center di San Diego ha identificato una nuova sostanza anticancro.

A ospitarla sono le alghe L. Majuscula, i «capelli di sirena» verdi-blu raccolti al largo delle isole Fiji. Il team guidato dal professor Dennis Carson, direttore del centro, ha usato le nanotecnologie per identificare e isolare la sostanza, somocistinamide (ScA), che secondo i ricercatori può essere facilmente coltivata e riprodotta in laboratorio per la sua semplice struttura. Pubblicata l’11 febbraio, la ricerca ha ricevuto la certificazione della National Academy of Science.


Gli esperimenti, condotti in collaborazione con lo Scripps Institution of Oceanography, la School of medicine e la Skaggs School of pharmacy, hanno cercato di dimostrare gli effetti killer della ScA sulle cellule cancerose. Cavia, lo Zebrafish, comune pesce d’acquario, e i suoi vasi sanguigni.

E i risultati non si sono fatti attendere: la sostanza blocca la proliferazione delle cellule tumorali e inibisce la formazione dei vasi sanguigni che nutrono il cancro. Secondo William Gerwick, uno degli studiosi, basterebbero tre milligrammi di ScA, il peso di un grano di riso, per uccidere tutte le cellule tumorali contenute in una piscina di normali dimensioni.

Se lo Zebrafish guarisce, le applicazioni del rimedio sull’uomo sono ancora da sperimentare. La ScA contenuta nell’alga del Pacifico è tossica, ma solo in presenza di tumori. «La sostanza attiva un “ciclo mortale” latente nelle nostre cellule», spiega Stupack, ricercatore del team. «Quando le cellule dei vasi sanguigni che nutrono il tumore iniziano ad attivarsi e proliferare diventano particolarmente sensibili a questo agente».

Di: Andrea Gianni
http://www.ifgonline.it

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