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ianilo marchesi carcinoma infiltrante scarsamente differenziato

Combatto una malattia al collo nella parte cervicale laterale sinistra, e due tumori ai polmoni. Nel 2006, ho fatto terapie intensive di chemio e 36 trattamenti di radio. Nel 2007 recidiva dei noduli laterocervicali con aumento delle dimensioni, dovendo cosi fare di nuovo trattamenti di chemio. Continuo a combattere, credere sempre. Per scrivermi e ne vuol far partecipe i lettori del blog. ianilo@gmail.com

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** La verità alle volte è più vicina di quanto si creda, ed alle volte si può nascondere nelle righe di qualche paragrafo.** Se il mio blog può essere di aiuto a qualcuno, ne sarò felice.

venerdì, marzo 28, 2008

Quando la malattia dimezza anche il reddito

Un tumore può ridurre fino al 58 per cento le entrate di chi è chiamato a curarsi. I pazienti non sempre sono informati sui propri diritti. Una diagnosi di tumore può rappresentare un duro colpo anche per il bilancio familiare e individuale, incidendo pesantemente sulla capacità di guadagno di chi si ammala ed è chiamato, spesso per mesi e mesi, ad investire tempo e risorse psico-fisiche nelle cure.

Elisabetta Iannelli, vicepresidente dell’Associazione italiana malati di cancro (Aimac), pur non disponendo di dati scientifici italiani o europei, un’idea piuttosto precisa su come un tumore intacca il bilancio familiare se l’è fatta, grazie alle centinaia di richieste di sostegno ricevute: «E’ una tendenza - spiega - legata soprattutto alle lunghe cure per malattie che, come sempre più spesso accade, diventano croniche e che pongono problemi quotidiani nel lavoro e nella vita sociale.

Ma è molto serio anche il problema del reinserimento lavorativo al termine delle cure o la condizione dei lavoratori autonomi, che (a differenza dei dipendenti) possono chiedere un’indennità alla cassa assistenziale, un assegno di invalidità alla previdenza, se ci sono i requisiti, ma non dispongono di copertura in caso di malattia».

Un paziente informato, comunque, può fare molto per alleggerire il peso che grava su di sé e sulla propria famiglia: pochi sanno, ad esempio, che i malati e i familiari che li assistono hanno diritto a periodi di congedo straordinario, anche per due anni, oppure che chi è in cura per tumore, ma è in grado di lavorare, ha un titolo preferenziale per passare dal tempo pieno al part-time.

«Gli strumenti sono molti – conclude Iannelli - ma è fondamentale che i malati siano infurmati su quali diritti hanno in campo lavorativo, per gestire le assenze, limitare le perdite ed evitare di essere spinti ai margini della società”. E questo non sempre avviene.

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