Dalla ricerca una speranza in più per i pazienti con epatocarcinoma non operabile
 Uno studio internazionale ha dimostrato, per la prima volta, l’efficacia di un farmaco nel trattamento dell’epatocarcinoma in fase avanzata, non operabile. La ricerca, cui ha partecipato attivamente il Dipartimento di Oncologia dell'Istituto Clinico Humanitas, diretto dal dott. Armando Santoro, è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica New England Journal of Medicine.
Uno studio internazionale ha dimostrato, per la prima volta, l’efficacia di un farmaco nel trattamento dell’epatocarcinoma in fase avanzata, non operabile. La ricerca, cui ha partecipato attivamente il Dipartimento di Oncologia dell'Istituto Clinico Humanitas, diretto dal dott. Armando Santoro, è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica New England Journal of Medicine.“La molecola (sorafenib, già utilizzata con successo per il tumore al rene) - spiega il dott. Santoro -appartiene alla classe dei ‘farmaci intelligenti’ che colpiscono specifici bersagli della cellula tumorale e ne bloccano la crescita. Fino a oggi nell’epatocarcinoma non esisteva, al di fuori delle terapie locali (chirurgia, radiofrequenza, embolizzazione) nessun farmaco in grado di modificare l’evoluzione della malattia.
Sorafenib ha invece dimostrato efficacia nel bloccare la progressione del tumore del fegato e nell'aumentare la sopravvivenza dei pazienti sottoposti alla terapia. Questi risultati erano stati già presentati ufficialmente nel 2007 a Chicago nel corso dell’ASCO (American Society of Clinical Oncology) Annual Meeting, il più importante momento di incontro per l’Oncologia mondiale”.
Il farmaco sarà presto disponibile con la registrazione della molecola. Nell’attesa, presso Humanitas da quasi un anno sono attivi ulteriori studi e protocolli sperimentali di trattamento anche in stadi meno avanzati dell’epatocarcinoma.
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Alzheimer, nuovo promettente farmaco
http://www.ansa.it
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