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ianilo marchesi carcinoma infiltrante scarsamente differenziato

Combatto una malattia al collo nella parte cervicale laterale sinistra, e due tumori ai polmoni. Nel 2006, ho fatto terapie intensive di chemio e 36 trattamenti di radio. Nel 2007 recidiva dei noduli laterocervicali con aumento delle dimensioni, dovendo cosi fare di nuovo trattamenti di chemio. Continuo a combattere, credere sempre. Per scrivermi e ne vuol far partecipe i lettori del blog. ianilo@gmail.com

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** La verità alle volte è più vicina di quanto si creda, ed alle volte si può nascondere nelle righe di qualche paragrafo.** Se il mio blog può essere di aiuto a qualcuno, ne sarò felice.

sabato, novembre 24, 2007

Trapianto di midollo osseo INCOMPATIBILE Dott. Martelli Perugia

Credo che non tutti sappiano del lavoro di ricerca e i risultati conseguiti tra l’Ematologia dell'Università di Perugia e il Weizmann Institute di Israele, mi permetto di illustrarvelo in quanto, sta aiutando numerosi ammalati.

Il trapianto di midollo osseo (o più modernamente di cellule emopoietiche staminali) consente di guarire molti pazienti affetti da malattie maligne del sangue (leucemie acute, leucemia mieloide cronica, linfomi maligni, mieloma multiplo), aplasia midollare e numerosi difetti congeniti tra cui la talassemia, meglio nota come anemia mediterranea. L’organo da trapiantare è quindi rappresentato dalle cellule staminali emopoietiche, una sorta di cellule madri in grado sia di autoriprodursi che di differenziarsi, attraverso tappe maturative che avvengono all’interno del midollo osseo medesimo, in globuli rossi, globuli bianchi e piastrine.

Il trapianto consiste nell’infusione direttamente nel sangue (come se fosse una trasfusione) di queste cellule in un paziente che è stato però preparato con opportuna terapia. Per oltre 30 anni, sin dalla prima applicazione clinica su larga scala, il trapianto è stato forzatamente limitato a pazienti con donatore HLA-identico.

Il donatore identico è in genere un fratello/sorella che ha ereditato dai genitori la stessa sequenza genica del paziente. La probabilità che due fratelli siano identici è limitata al 25% dei casi. Per tale motivo l’attenzione dei ricercatori si è rivolta ai cosiddetti donatori alternativi. Innanzitutto è stata esplorata, sulla base dell’esperienza dei donatori volontari di sangue, la possibilità di reperire donatori estranei compatibili con il paziente sebbene non appartenenti allo stesso ceppo famigliare.

E’ nato così il Registro dei donatori volontari di midollo che consente, con le attuali dimensioni di circa 7 milioni di iscritti nel mondo, di offrire la possibilità del trapianto ad un 20-30% di pazienti in lista di attesa. Nel corso di questi ultimi 20 anni, il Centro Trapianti Midollo Osseo dell’Università e dell’Azienda Ospedaliera di Perugia, ha messo a punto, dopo una lunga fase sperimentale nel modello murino condotta in collaborazione con il Dipartimento di Immunologia dell’Istituto Weizmann di Israele, una nuova strategia di trapianto che ha consentito per la prima volta di superare con successo la barriera dell’incompatibilità.

Utilizzando questa strategia, è stato possibile ottenere in 145 pazienti trapiantati per leucemia acuta ad alto rischio a partire dal Marzo 1993 l’attecchimento delle cellule emopoietiche incompatibili in circa il 100% dei casi ed è stata, al contempo, ampiamente prevenuta la temibile GvHD. E’ da sottolineare inoltre la tollerabilità dell’intera procedura trapiantologica anche in pazienti a rischio elevato di tossicità e mortalità per età (nella nostra esperienza sono inclusi pazienti di età compresa tra 55 e 62 anni), per fase di malattia (almeno il 50% dei pazienti è stato trapiantato in presenza di malattia leucemica oramai resistente ai comuni farmaci antiblastici) e per la lunga storia di malattia.

I risultati in termine di guarigione variano, come in ogni tipo di trapianto di midollo, a seconda della malattia e della fase della malattia al momento del trapianto. Per pazienti in fase terminale la percentuale di guarigione non supera il 10%, mentre per i pazienti trapiantati in fasi più precoci di malattia si ottengono guarigioni intorno al 60%. Questa probabilità supera il 70% quando pazienti con leucemia acuta mieloide vengono trapiantati da donatore incompatibile capaci di esercitare una particolare attività immunologica, come quella anti-leucemica, che va sotto il nome di alloreattività “natural killer”.

Questo fenomeno biologico è stato dimostrato in clinica e ampiamente sviscerato in laboratorio proprio dai ricercatori dell’Ematologia dell’Università di Perugia. Questo tipo di trapianto è oggi una realtà clinica che consente di prospettare ed effettuare il trapianto a tutti i pazienti che ne hanno indicazione indipendentemente dalla compatibilità. I risultati conseguiti a Perugia hanno suscitato interesse in tutto il mondo scientifico, testimoniato dalle numerose presentazioni in sede di Congressi mondiali di ematologia, immunologia e di trapianto, dalle pubblicazioni nelle più prestigiose riviste scientifiche internazionali (Blood, New England Journal of Medicine, Immunology Today, Science) e dal flusso di pazienti provenienti da tutto il territorio nazionale ma anche dall’estero e di ricercatori interessati ad apprendere e importare la tecnica del trapianto incompatibile.

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1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Intanto, complimenti per tutto e un abbraccio.

E grazie anche per aver sottoposto all'attenzione una cosa di cui, forse scioccamente, come perugino, mi rende orgoglioso.
CIao.
Un abbraccio forte, per tutto.

novembre 24, 2007 9:09 AM  

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