Terapie mirate del tumore al seno
Una notizia:
Un terzo delle donne colpite da tumore al seno non ha bisogno della chemioterapia, mentre diventa indispensabile una "carta d'identità" del tumore. Il doppio messaggio arriva dal consensus workshop che ha riunito oncologi e anatomopatologi per fare il punto sulle diverse metodiche per la determinazione del tumore Her 2 positivo.
Con 39 mila casi nuovi all'anno in Italia, il cancro della mammella sta diventando (lo rivela la diminuita mortalità) sempre più aggredibile, purché diagnosticato precocemente. Ma per centrare l'obbiettivo, è fondamentale un inquadramento preciso del tumore, raggiungibile solo se oncologi e anatomopatologi lavorano in sintonia tra loro.
E questo perché, come spiega Giuseppe Viale, direttore di Anatomia patologica all'Istituto europeo di Oncologia di Milano, ogni neoplasia è diversa dall'altra: "Individuare quella di ognuna delle 39 mila donne significherebbe identificare 39 mila prognosi diverse e altrettante possibilità di cura. Per ora, siamo riusciti a suddividere il tumore del seno in piccoli gruppi e ad applicare protocolli terapeutici personalizzati".
Gli specialisti concordano sull'esigenza di tracciare una "carta d'identità" del tumore sulla base delle sue caratteristiche biologiche. Hanno stilato i dieci parametri per "cucire" insieme, successivamente, la terapia giusta per ogni donna: età, etnìa, dimensioni del tumore, grado di differenziazione, presenza di metastasi e linfonodi, espressione delle caratteristiche biologiche, recettori per gli estrogeni e per il progesterone, espressione di Her 2 (molecola con funzioni recettoriali), capacità delle cellule di proliferare, invasione vascolare.
"Her 2 positivo, che rappresenta circa il 30 % dei carcinomi mammari, è il tumore più aggressivo e con una prognosi peggiore", sottolinea il docente, "ma è anche l'unico per il quale esiste un farmaco biologico, il Transtuzumab (Roche), l'anticorpo monoclonale che agisce contro il recettore Her 2 senza ledere le cellule sane". "Un ruolo chiave è giocato dai markers biologici", aggiunge Angelo Di leo, direttore di Oncologia a Prato, "ovvero di quegli elementi che permettono di stabilire le caratteristiche del tumore".
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